Abbuoto

Abbuoto

Vitigno antico e misterioso, l’Abbuoto ha origini che si perdono nel tempo e che alcuni studiosi collegano persino al celebre “Cecubo” dell’antica Roma. Oggi sopravvive quasi esclusivamente in alcune zone della provincia di Latina, tra i colli di Fondi, Itri e Formia, dove viene coltivato da pochi ma appassionati vignaioli.

I suoi grappoli sono piccoli e compatti, con acini dalla buccia spessa e di colore blu-violaceo intenso. L’Abbuoto è una varietà vigorosa ma non semplice da gestire, ed è per questo che per molto tempo è rimasta ai margini della viticoltura moderna. Tuttavia, la sua capacità di offrire vini dal carattere deciso e territoriale ha risvegliato negli ultimi anni l’interesse di chi vuole valorizzare l’identità vinicola del Lazio.

Nel calice regala un profilo profondo e terroso, con note di mora, amarena sotto spirito, spezie dolci e una vena balsamica che lo rende riconoscibile. Al palato è caldo e pieno, con tannini ruvidi che necessitano spesso di un po’ di affinamento, ma che ben si integrano col tempo. Alcune interpretazioni moderne giocano anche con brevi passaggi in legno, senza però snaturare l’anima rustica del vitigno.

Lo si ritrova principalmente all’interno della DOC Cesanese di Terracina, ma spesso compare come varietà autonoma in microvinificazioni artigianali. È perfetto in abbinamento a piatti saporiti e tradizionali come spezzatini, cacciagione o formaggi stagionati.

L’Abbuoto è un vino che non cerca di piacere a tutti, ma che conquista chi ama la verità nel bicchiere: quella dei vitigni dimenticati, del lavoro in vigna e della memoria di un territorio.

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